CELLULE STAMINALI PER SALVARE IL LEOPARDO DELLE NEVI.
Andrea Centini – 26 Gennaio 2012 – Il leopardo delle nevi (Panthera uncia) è uno splendido e rarissimo felino che vive in aree remote ed impervie delle catene montuose dell’Asia centromeridionale, con una distribuzione geografica frazionata tra Cina, Pakistan, Russia, Nepal, Mongolia e la regione autonoma cinese del Tibet.
Le rocce dell’Himalaya e dell’altopiano del Pamir sono il suo territorio di caccia prediletto -vive sino a oltre 5.000 metri di quota- e la morfologia, oltre che il manto criptico, sono perfettamente adattati per tali habitat. Questo grande e nobile membro della famiglia dei felini, comunemente noto col nome di irbis, non è un vero e proprio leopardo -è maggiormente imparentato con la tigre- ed è stato inserito nel genere Panthera solo da breve tempo: prima era noto col nome scientifico Uncia uncia.
Possiede una colorazione di fondo grigio-giallastra con elementi bianchi e chiazze nere su tutto il corpo, ideale per mimetizzarsi tra le aspre rocce e tendere agguati alle prede: si nutre di yak, bharal, capre di montagna, pecore ed ibex asiatici (Capra ibex sirbirica), solitamente selvatici ma sono noti attacchi anche ad animali domestici al pascolo. Curiosamente è dotato di una coda incredibilmente robusta e zampe poderose, adattate per muoversi agevolmente nell’habitat impervio e bilanciare i lunghi balzi di cui è capace.
Nonostante sia molto schivo ed i contatti con l’uomo limitati per motivi logistici, il leopardo delle nevi è comunque un animale in serio pericolo di estinzione: si stima che ne sopravvivano tra i 3.500 ed i 7.000 esemplari in natura (meno di un migliaio si trovano nei giardini zoologici), numeri in costante declino che hanno consigliato agli studiosi di inserirlo con codice EN nella famosa Lista Rossa dell’IUCN.
Una nuova ricerca condotta da scienziati della prestigiosa Monash University australiana (ha una sede anche in Italia a Prato) ha tuttavia dato speranza al futuro della specie, grazie alla creazione di cellule staminali “pluripotenti indotte” (iPS) da tessuto prelevato dalle orecchie di leopardi delle nevi in cattività. E’ la prima volta che questo tipo di cellule staminali vengono generate da un felino; sono così chiamate perché possono specializzarsi in tutte le cellule presenti nell’adulto ad eccezione di quelle dei tessuti extra-embrionali, cosa che invece possono fare le più conosciute cellule staminali totipotenti.
Grazie alla crioconservazione di questo materiale genetico i ricercatori contano -in futuro- di poter procedere alla clonazione o alla riproduzione assistita per salvaguardare la specie: “Generando queste cellule staminali abbiamo fatto il primo passo nella creazione di cellule riproduttive da tessuti adulti di un animale in via di estinzione. In futuro punteremo a sfruttare il potenziale delle cellule iPS per creare prole. Ciò consentirebbe di salvare il leopardo delle nevi dall’estinzione”, ha sottolineato il dottor Rajneesh Verma dell’Istituto di ricerca medica Monash (MIMR) ai margini di una conferenza.
Gli studiosi, in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università del Queensland, stanno adottando la medesima tecnica di prelievo ad altri membri della famiglia dei felini tra cui la tigre del Bengala (Panthera tigris tigris – Linnaeus 1758), il gattopardo africano (Leptailurus serval) noto comunemente come serval ed il giaguaro (Panthera onca – Linnaeus 1758). La speranza è quella di creare utili banche dati biologiche affinché si possa intervenire preventivamente nei casi di criticità maggiore per le specie a rischio di estinzione. Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Theriogenology.
Potete visionare un interessante documentario sul leopardo delle nevi -caricato dalla RAI- al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=8B0Yi3baX1Y
Fonte: www.articolotre.com