IN MOSTRA GLI ABITI E GLI OGGETTI PERSONALI DEL CORPO INCORROTTO
Al Museo Zanabazar di Ulaanbaatar, da ieri fino al 7 aprile p.v., in mostra gli abiti ed alcuni oggetti personali del misterioso lama Buriato (vedi sotto).
Sembra che, al momento dell’inaugurazione della mostra, la temperatura nella sala d’esposizione sia repentinamente balzata da + 7° C a + 16°C.
A trenta chilometri ad ovest di Ulan-Ude, in Buriazia, si trova il complesso di templi ed università di Ivolginsky Datsan, residenza dell’attuale Khambo Lama. Ma attualmente vi si trova pure il corpo incorrotto del lama Dashi Dorzho Itigilov, il misterioso lama il cui corpo rimane completamente incorrotto dopo 80 anni dalla sua morte.
Itigilov nacque nel 1852 ed iniziò la sua educazione religiosa all’età di sedici anni studiando filosofia e medicina. Nel 1911 fu nominato 12° Khambo Lama (capo della chiesa buddista in Russia) e come tale svolse una intensa attività per far rifiorire il buddismo in Buriazia. Nel periodo dal 1913 al 1917 partecipò a numerose azioni sociali con lo Zar, da cui venne invitato per le celebrazioni del 300 anniversario della Casa Romanov, aprì il primo tempio buddista a S. Pietroburgo e fu decorato con l’ordine di S. Stanislao da Nicola II il 19 marzo 1917.
Durante la prima guerra mondiale creò una organizzazione chiamata "Fratelli Buriati" per aiutare l’esercito con denaro, cibo, abiti e medicine oltre a far edificare un ospedale dove curare i militari feriti.
Nel 1926 il lama avvisò i monaci che si stava avvicinando "L’insegnamento rosso" consigliandoli di riparare in Tibet perchè, da li in breve, si sarebbero scatenate le terribili purghe staliniste.
Nel 1927, a 75 anni, pregò i confratelli di iniziare la meditazione poichè egli sarebbe morto da lì a breve. Non venne creduto e pertanto inizio lui stesso una profonda meditazione, finchè fu seguito anche dagli altri lama; di li a poco morì!
Itigelov lasciò un testamento dove si chiedeva di sepellirlo in posizione del loto in una cassa di legno di cedro nel cimitero, e di esumare il suo cadavere quando fossero passati 75 anni.
A seguito di particolari eventi atmosferici, che facevano credere a segni divini, i monaci esumarono il suo cadavere due volte, nel 1955 e nel 1973. Il corpo venne trovato incorrotto, ma i monaci, timorosi delle eventuali reazioni del regime comunista, lo inumarono nuovamente in gran segreto.
Come da lui richiesto, il corpo venne esumato definitivamente il 11 settembre 2002, e trasportato ad Ivolginsky Datsan dove fu esaminato da religiosi, medici, patologi. Fu emesso un comunicato ufficiale: corpo perfettamente conservato, incorrotto, completo di perfetti muscoli ed organi interni, pelle e giunture soffici ed elastiche. Il professor Victor Zvyagin del centro federale di medicina che ha condotto analisi su pelle, capelli ed unghie ha dichiarato che il corpo non sembra morto da più di 36 ore.
Ora è esposto alla venerazione dei fedeli in una teca trasparente, senza alcun controllo dell’umidità o della temperatura, il corpo eretto nella posizione di meditazione, il capo solo leggermente reclinato in avanti, avvolto nei suoi paramenti color oro.
c’è chi dice, ma non è certo, che il corpo sia stato punto ed abbia sanguinato.
Si tratta del solo e confermato caso di corpo incorrotto al mondo. Imbalsamazioni e mummificazioni sono ben conosciute presso numerosi popoli: gli Egizi, alcuni santi cristiani, i leaders comunisti, ma essi presentano tutti un completo decadimento del corpo, la pelle raggrinzita, indurita e inscurita, l’assenza degli organi interni, le masse grasse e muscolari scomparse.
Altrettanto differenti sono i 16 Sokoshinbutsu della setta esoterica buddista Shingan giapponese, i preti che giungevano ad una automummificazione dopo anni ed anni di particolari pratiche, come il cibarsi per 1000 giorni di sole noci e soba (grano saraceno) per eliminare ogni tessuto adiposo, per altri 1000 giorni di radici e corteccia di pino e un succo tratto da una pianta usato per laccare il legno, e per altri 1000 lasciati in una camera di pietra a tre metri di profondità , con una sola apertura per la respirazione e radici e cortecce per alimentarsi. Pratiche crudeli (fortunatamente proibite dal governo giapponese nel 1903) che però hanno un minimo di spiegazione scientifica, e d’altra parte questi "automummificati" appaiono alla vista scheletrici ed incartapecoriti, come si conviene ad ogni buona mummia!
Approfondimento
La testa, rasata, suda. Le mani, morbide, sono calde. Il cervello trasmette impulsi elettrici. Le unghie crescono. Il corpo perde e riacquista peso. La pelle, tesa, è elastica. Gomiti e ginocchia si muovono. Naso ed orecchi sono dove ognuno li ha. Gli occhi, intatti, stanno chiusi: qualcuno, raramente, nota le palpebre sollevarsi. Il cuore sembra pronto a riprendere il battito.
Vene e arterie sono piene di sangue, di gelatinosa consistenza. Il lama Khambo Itighelov è tornato. Prima di morire, nel 1927, lo aveva promesso. Ora i buddisti russi lo venerano come «il dio rinato». Sette volte all’anno, nelle feste solenni, la sua cella nel monastero di Ivolghinskij, affacciato sul lago Baikal, si apre ai fedeli. A migliaia lasciano i villaggi dell’estremo Oriente e della Mongolia per accorrere a Ulan-Ude, in Buriazia.
Non c’è posto per tutti. Attorno alla cassa di cedro protetta da una campana di cristallo, dove il corpo disteso 78 anni fa è riemerso seduto nella posizione del loto, possono sfilare 15 mila persone al giorno. Per quest’anno gli accessi, aumentati a 130 mila, sono esauriti.
Medici e scienziati di tutto il mondo non sanno spiegare il fenomeno. Nei laboratori si esaminano campioni di tessuti, capelli, cartilagini. Le radiografie confermano solo il mistero: gli organi di quella che fu la guida spirituale dei buddisti russi sono perfettamente conservati. Dove si ferma la ragione, accorre la fede. I monaci del "dazan" sono sicuri. Il lama Khambo, dopo aver raggiunto lo stato della "perfetta vuotezza", è vivo. In lui si è reincarnato il primo capo della chiesa buddista, Pandito Khambo, lama Zajaev. Era nato nel 1702. Morì a 75 anni, promettendo agli allievi di tornare dopo altrettanti. Alla data stabilita, 1852, venne alla luce Khambo Itighelov. Visse altri tre quarti di secolo, confermando a sua volta il ritorno dopo un tempo corrispondente. Alla scadenza, tre anni fa, ha rispettato l’appuntamento. Da allora la vita, identificata con la «trasmigrazione dell’anima », riprende a scuotere il suo corpo: mummificato pur senza aver subìto alcun trattamento.
Aveva lasciato il mondo in modo sorprendente. Nel 1917, mentre l’impero degli zar Romanov crollava sotto i colpi dei bolscevichi di Lenin, aveva rinunciato a governare la chiesa buddista. Per dieci anni Khambo Itighelov si era ritirato in un monastero. Sedeva immobile, solo nella cella: «Devo perfezionare – spiegava – il mio spirito». Il 15 giugno del 1927 convocò i suoi discepoli. Chiese che recitassero per lui la preghiera dei defunti: «Auguri di bene per chi se ne va». Gli allievi erano incerti.
«Perché maestro – chiesero – dobbiamo recitare questi versi per lei che è sano e forte?». Il lama sorrideva. Li pregò di tornare a guardare il suo corpo dopo 30 anni. Volle che venisse scritto che dopo 75 anni il suo spirito sarebbe stato nuovamente tra loro. Poi, dopo aver pronunciato da sé l’orazione funebre, smise semplicemente di respirare. Lo stupore, dominato dalla paura, ha impedito che venisse cremato. Fu messo nella terra, avvolto in un lenzuolo e cosparso di sale.
«Nel 1957 – racconta oggi la direttrice dell’istituto religioso a lui dedicato, Yanzhima Dabaevna – il lama Itighelov è stato esumato. Era intatto, non si è potuto bruciare come prescrive la legge buddista. Nel 2002 la conferma del miracolo. Pesava 37 chili, oggi oscilla sui 42». Nessuno ha diffuso la notizia della mummia reincarnata. Si temeva che attorno al Maestro fiorisse un’ingiustificata idolatria. Poi, misteriosamente, decine e quindi centinaia di fedeli hanno iniziato a battere al portone del convento. «Chiedevano di Khambo – spiega la sua discendente – abbiamo dovuto prendere atto della verità».
Il fenomeno è stato contenuto fino a gennaio. Il centro di medicina legale del ministero della salute, assieme all’università di Mosca, esitavano a pronunciarsi. Quindi il verdetto choc: «Gli esami di laboratorio – scrive il professor Viktor Zvjagin – non hanno rilevato nei tessuti organici del corpo qualcosa che li distingue da quelli di una persona vivente». Dieci giorni fa, su richiesta dei monaci, gli esami sono stati sospesi. Il «lama rinato» smette di essere un fenomeno scientifico e si consegna all’insondabilità della credenza. I buddisti dell’estremo Oriente russo, ma anche quelli sparsi lungo il confine cinese, giovedì hanno festeggiato, pregato e ringraziato. Al monastero son stati fissati i giorni in cui, entro un anno, si potrà onorare il Maestro: 24 aprile, 23 maggio, 10 luglio, 27 settembre, 24 ottobre, 26 novembre, 29 gennaio 2006.
«I dubbi sono fugati – dice l’attuale capo dei buddisti, Khambo lama Ajuscejev – gli esperimenti non servono più. Il lama Itighelov è come noi, solo in un stato di assenza. La reincarnazione è compiuta». I monaci della Buriazia ricordano così l’origine dell’enigma. La «mummia vivente», appena onorata anche dall’attore Richard Gere, avrebbe raggiunto il livello di astrazione dal corpo descritto nel 1400 dal famoso lama Bogdo Zonkhavy. «È uno stato paranormale straordinario. Si ottiene attraverso lo svuotamento: un percorso spirituale ignoto, che consente di abbandonare e riacquisire il proprio corpo ». A provarlo, un vecchio verbale della locale guarnigione della polizia russa.
«Il lama – si legge – nel pomeriggio correva a cavallo sulla superficie del lago Beloje, come fosse sul selciato». Altri raccontano che fosse in grado di spostarsi fulmineamente: si riduceva ad un punto, riapparendo in un istante ad un chilometro di distanza. Yanzhima Dabaevna ha scoperto che i magici poteri si sono rivelati al ritorno del Maestro dopo vent’anni di studi alchimistici in Tibet. Il monastero, oggi cinese, è stato distrutto. Khambo Itighelov rimane l’ultimo custode del proprio segreto.
fonte
(Giampaolo Visetti, La domenica di Repubblica)